Pietra è la denominazione generica di roccia compatta. Una materia dura, infertile, buona a volte, per muschi e sterpi. Ottima invece per farne, muri, cippi e steli, a volte colonne, capitelli, figure di magnifica e durevole bellezza. La pietra è stata usata sin dall’antichità per sfidare il tempo, per contrastare il degrado che gli anni, l’acqua e il sole alimentano. Di pietra sono le piramidi, gli eleganti templi della Grecia, gli anfiteatri della romanità. Le parole scritte in quelle pietre, con il linguaggio della forma, sono giunte sino a noi e più in la andranno. Di pietre ve ne sono tante di colore, lucentezza, lavorabilità e durezza diverse. Si dicono pietre i calcari più teneri, quelli poco compatti; marmi quei calcari cristallini prodotti per metamorfismo che contengono almeno in parte carbonato di calcio; infine si dicono graniti le rocce eruttive di vari colori a struttura granulare cristallina con elevato tenore di silice. Il degrado e i rimedi La degradazione delle pietre in generale, è dovuta alla rottura di un equilibrio chimico-fisico, sintomatico di un’evoluzione lenta ma inesorabile della materia minerale. Essa non va intesa, quindi, come qualcosa di straordinario ed innaturale, ma come un processo inevitabile che si alimenta per fattori intrinseci ed estrinseci al materiale. Nel considerare i fattori responsabili dell’alterazione, possiamo indagare quelli intrinseci al materiale come la natura petrografica della roccia e la durezza dei suoi componenti. Non vanno esclusi, come detto, fattori estrinseci quali la metodologia dell’escavazione (se per esplosivo, per caduta, per taglio), l’esposizione ai cicli gelivi di parti scabrose o lisce (che hanno un assorbimento diverso),la manutenzione periodica del manufatto lapideo. Ma vediamo subito di addentrarci nella manutenzione, affrontando il tema dei prodotti usati per il trattamento delle pietre. I trattamenti protettivi del manufatto lapideo sono vecchi quanto la lavorazione stessa del materiale. Per secoli, i prodotti usati erano prevalentemente d’origine naturale come la conosciutissima cera d’api. Negli ultimi decenni, però, con l’avvento della chimica il mercato è andato arricchendosi di numerosi prodotti di laboratorio. Le esperienze sul campo ne hanno testato la bontà. L’attività del restauro conservativo, intensificatasi a partire dagli anni ’60 di questo secolo, ha fornito lo spunto per la verifica delle novità. La risposta, è costituita da soluzioni positive ( quelle degli ultimi anni hanno recepito le esperienze degli errori precedenti ) ma anche da soluzioni assolutamente negative che hanno materializzato addirittura conseguenze contrarie alle intenzioni iniziali.